Restauri privati

Lavori privati, anche di singoli manufatti (dipinti, sculture, pastori, ceramiche, disegni su carta, fotografie d'epoca, stoffe, mobili anche dipinti, modernariato in genere)

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Restauro della chiesa del Carmine - Pistoia


Perduti quasi completamente gli elementi trecenteschi della chiesa originale, l'edificio si presenta oggi prevalentemente in stile del XVII e XVIII secolo. Gli stucchi e gli affreschi nelle volte sono opera di Vincenzo Meucci e di Tommaso Gherardini.
Il nostro intervento ha rigurdato il restauro di tutto l'interno della chiesa (stucchi, altari, affreschi ecc), compreso gli arredi lignei della cantoria e del coro.

• Le condizioni ambientali

L’edificio che sorge su di una depressione ai piedi della città vecchia, è orientato secondo l’asse est - ovest. per cui riceve una discreta insolazione durante tutta la giornata, è interessato da una risalita di umidità che compromette per l’altezza di parecchi decimetri la muratura e gli intonaci del perimetro interno. La luce misurata nel mese di marzo dà all’interno della chiesa circa 12 lumen.
L’edificio è situato in una zona quasi aperta per cui è ben esposto ai venti di tramontana e maestrale mentre è parzialmente riparato dalla massa della città dai venti di provenienza marina

Condizioni della volta e interventi relativi agli intonaci

• Stato di conservazione

L'ossatura della volta è costituita da una struttura di mattoni le cui malte presentano fenomeni di invecchiamento. Essa presenta crepe di origine strutturale, che interessano l'arco sulla facciata, l'arco trionfale e parte della stessa volta.
La muratura è stata interessata dalle consistenti impregnazioni di acque meteoriche provenienti dalla copertura, con ruscellamenti che hanno provocato -nella parte destra della controfacciata e nell'angolo, dall’altro lato, davanti all'arco trionfale- dilavamenti, fuoriuscita di sali, disgregazione delle componenti del reticolo salino delle malte costituenti e degli stucchi sottostanti.
Colonie di colombi hanno abitato la chiesa per lungo tempo in epoche diverse, come dimostrano gli scialbi, passati in epoca non precisabile e con i quali si intendeva coprire i segni delle deiezioni.
Una pesante patina di fumo centenario ha fissato lo sporco e il particellato e ha ricoperto totalmente le superfici.

• Elementi costitutivi del decoro

La volta sovrastante la navata è scompartita da specchiature policrome delimitate da cornici di stucco, teste di putti in stucco coronano le scorniciature delle unghiature delle finestre, due cartigli con fastigi completano le cornici dell'arco trionfale e quelle della finestra in controfacciata.

• Elementi costitutivi e condizione degli intonaci

Dai saggi si è riscontrato che sui mattoni del fondo è stata data una mano di arriccio ed una mano sottile di circa 3 mm. di tonachino. Su questo le zone decorate a finto marmo sono state dipinte a fresco su di un filo sottilissimo di stucco "romano" (un millimetro circa). L'invecchiamento delle malte, i dilavamenti, i movimenti strutturali, i fenomeni microelettrici instaurati dalla presenza di umidità tra gli strati inferiori e lo stucco romano (contenente un sapone di cera, di Ph inferiore e certamente acido) hanno contribuito a creare una serie di distacchi delle malte dai supporti, non constatabili che all'esame diretto.
Per potere intervenire correttamente con le successive operazioni (pulitura, stuccatura e ripristino cromatico del manufatto) è stato prima necessario fermare tutte le parti di intonaco che minacciavano di cadere, compreso le parti di stucco alla "romana".

• Intervento

Molte parti dello stucco romano risultavano bollate e distaccate, in alcuni casi è stato necessario ingarzarle per tagliare le bolle presenti per vuotarle del pietrisco e dell’altro materiale pulverulento che si era raccolto nelle cavità, non si sarebbe potuto altrimenti operare un corretto intervento di riadesione della pellicola cromatica. Il consolidamento generale è stato condotto con modalità diverse.

• Le fasce inferiori fino alle cappelle

I cornicioni sono costituiti da una struttura di mattoni aggettanti l’uno sull’altro dalla muratura perimetrale. Un primo intonaco, grosso, li ricopre e ne garantisce le modanature, un secondo tonachino li rifinisce ed un sottile strato di stucco alla romana serve da supporto al finto marmo bianco con venature grigie dato a fresco. Essi presentavano, a parte gli stessi distacchi e lesioni strutturali già presenti nella volta, una serie di fessurazioni e mancanze dovute a cadute circoscritte dell’ intonaco delle modanature e del materiale sottostante per il cedimento delle malte e/o per i peccati d’incuria che nei secoli ha accumulato il monumento (scale male appoggiate, trabattelli e ponteggi, chiodi di tutte le misure infissi per rispondere alle più varie utilità).

• Intervento

Le lesioni strutturali più profonde sono state trattate mediante l’inserzione di perni di acciaio inox filettato, calettati in appositi fori e fissati con un impasto a base di Ledan, sabbia silicica, Primal a.c.33, previe iniezioni di acqua distillata additivata con Desogen, chiuse con una malta a base di grassello e sabbia di fiume. Le decoesioni degli intonaci dai supporti sono state trattate con iniezioni di una maltina a base di Calce Lafarge e Carbonato di Calcio additivate con Primal e piccole percentuali di Gluconato di Sodio e Desogen. Lo strato di tonachino sottilissimo e vetroso è stato risanato con iniezioni di Primal ac 33.
La pulitura è stata eseguita con una prima spolveratura generale, con aspirapolvere, pennelli e spazzole morbide. La rimozione del particellato duro e concrezionato è stata eseguita con mezzi meccanici, dopo un primo lavaggio con acqua distillata e Desogen, cui sono seguiti impacchi e tamponi di ammorbidimento con Ammonio carbonato, Idranal in piccola percentuale e Tween in soluzione acquosa. Gli scialbi sovrapposti alle deiezioni di volatili, la cui rimozione è stata successivamente eseguita con spazzole di saggina e bisturi con l’aiuto di un sapone non ionico in soluzione acquosa additivato a piccole percentuali di Ammonio idrato commerciale. In alcune zone in cui erano presenti patine di diversa natura, è stato necessario procedere con alcuni impacchi di Ammonio carbonato in acqua distillata veicolato in polpa di cellulosa.
Il ripristino cromatico è stato eseguito con leggere velature di colori per affresco.

• Gli stucchi

Gli altorilievi a stucco rivestono e completano gran parte dell’interno, dal finestrone della controfacciata ricoperto di cartigli e ardite modanature fino al coronamento dell’abside, che conclude la macchina d’altare con un fastigio di nuvole e angeli, dai capitelli corinzi dorati ad oro fino delle paraste che scompartiscono lo spazio volumetrico della chiesa e le cadenze delle cappelle laterali, praticamente costituite da quegli altorilievi di stucco che nel ‘700 fingevano altorilievi, sculture, marmi pregiati e quant’altro potesse suggerire l’immaginario fantastico di un epoca che si identificava nella finzione scenografica degli spaz.i. La “machina” scenografica si completa nei motivi e nelle scorniciature dorate, negli affreschi e nelle basi e nei riquadri sulle superfici su cui aggettano le paraste dipinte a finto marmo.
Gli stati di accentuato degrado erano dovuti principalmente alle percolazioni di natura meteorica, ed anche alle risalita di umidità nella muratura che nelle zone esposte, in alto, avevano addirittura disciolto e portato in soluzione parte delle cornici di stucco implicate, dilavato le parti dipinte a finto marmo, innescando nelle zone umide vaste colonie di muffe, fuoriuscita e deposito di sali sulle superfici di dilavamento, mentre per quanto riguarda il piano terra la forte risalita di umidità dalla base dei muri perimetrali dell’edificio aveva rovinato quasi tutti gli altari di stucco; come sempre accade nelle zone esposte, i ferri delle armature si ossidano completamente, secondo il ciclo idrossido – ossido- idrossido, con un conseguente grande aumento di volume dei costituenti metallici ossidati, ed il conseguente scoppio delle parti interessate con caduta e perdita dei materiali, per questo motivo, su indicazione della D.L., abbiamo ricostruto, durante l’intervento, più di dieci dita di angelo, qualche piedino ed interi festoni di fiori e frutta, a parte le modanature delle cornici e dei cornicioni, interi capitelli e parti degli stessi. Densi e duri depositi di polvere e fumo grasso ricoprivano gli altorilievi delle parti alte aggettanti. Le dorature, che in origine erano tutte ad oro zecchino, erano state ricoperte in epoche diverse da patine oleose, vernici metalliche e coloritura a tempera e risultavano in parte abrase o mancanti per l’azione dell’umidità, a ciò si aggiungono le profonde e vaste decoesioni dovute anche all’invecchiamento delle malte costituenti il fondo di posa dei rilievi.

• Intervento

Vista la natura differenziata del degrado, l’intervento di ripristino non ha seguito una linea uniforme. Spesso prima ancora di ogni altra operazione si è dovuto provvedere al fermatura con garzine adese con resina acrilica delle superfici ammalaciate o scoppiate, per procedere successivamente al loro consolidamento e riadesione, in quanto qualunque sia pur minimo intervento di spolveratura o altro, avrebbe causato la perdita del modellato superficiale o di intere e importanti lacerti di modellato. Si è dovuto per tanto procedere ad una esaustiva operazione di preconsolidamento cui è seguito il risanamento dei ferri delle armature, che è consistito ove è stato possibile nella apertura delle parti lesionate o addirittura scoppiate a causa dell’enorme forza di dilatazione della ruggine dei ferri delle armature o di quelle parti ancora integre che denunciavano ossidazioni profonde delle armature. Si è provveduto al risanamento dei ferri, ove il metallo aveva ancora una affidabile resistenza con la rimozione degli ossidi presenti e la successiva fosfatazione delle superfici metalliche completata dalla riadesione delle parti staccate, le sbarre o parti ferrose ove non davano affidabilità di tenuta sono state sostituite con sbarre di aramite e/o di acciaio inossidabile.
In seguito si è potuto procedere ai primi consolidamenti delle decoesioni con iniezioni di una maltina a base di calce Lafarge, Calcio carbonato e Primal.
Le superfici dopo questa prima fase, hanno permesso manipolazioni più impegnative per cui si è potuto procedere al lavaggio con acqua deionizzata alcalinizzata con idrossido di Ammonio ed alla rimozione meccanica degli scialbi presenti. La pulitura, presentandosi superfici sporche o verniciate in modo disomogeneo, ci ha costretti ad una serie di trattamenti differenziati. Sono stati usati tamponi di Acetone e/o Trielina, impacchi di soluzioni acquose di Ammonio carbonato veicolato in polpa di cellulosa, soluzioni acquose di Tween e Ammonio carbonato ed EDTA date a pennello e successivi risciacqui e spazzolature con acqua distillata, dove non si sia dovuto intervenire con bisturi o grattini.
Le ricostruzioni e le stuccature delle lacune sono state esguite con Polifylla per interni. Le necessarie equilibrature cromatiche delle superfici sono state eseguite con velature di colori per affresco diluiti e miscelati in acqua e fissati con una minima percentuale di Primal.

• Le Dorature

• Intervento

Le dorature che, come già detto, interessavano le vaste superfici di stucco con grande effetto scenografico e decorativo erano in uno stato accentuato di non leggibilità a causa dei già descritti fenomeni di natura meteorica e dei grossolani ed impropri ripristini cui erano state sottoposte in epoche diverse. Dopo la ricostruzione degli stucchi e quindi anche di quelli relativi alle superfici originalmente dorate, abbiamo ripristinate le dorature seguendo le stesse metodologie della tradizione. I libretti d’oro zecchino a doppio spessore sono stati confezionati delle stessa tonalità di quello antico presente sui modellati su nostro campione dalla ditta Battiloro di Firenze. Dagli esami è risultato che la foglia d’oro era stata adesa tramite un mordente a base di olio di lino molto polimerizzato su uno strato sottilissimo di ocra giallo scuro. Con un mordente della stessa natura si è proceduto nella adesione delle nuove foglie su un sottofondo dello stesso colore giallo .
Per la statistica, sono stati consumati ben centoquaranta libretti di foglia d’oro per un totale di duemilaottocento foglietti di 8x9 cm. Le dorature sono state completate, come in antico, con una mano di gommalacca in alcool, ed hanno subito ove necessario una equilibratura cromatica mediante velature di colori per affresco veicolati in Paraloid al 5%.

• Altari in stucco e cappelle

Tutti i manufatti hanno subito una spolveratura, asportazione di materiale estraneo e guano, una rimozione di scialbi impropri con l’ausilio di impacchi veicolati in polpa di legno con Tween e carbonato di ammonio, ed una pulitura generale con tamponi dello stesso materiale.
Il primo altare a sinistra praticamente era stato sostituito da uno schema geometrico in cemento, gli altri presentavano i danni da umidità su descritti. Sono state rifatte tutte le parti lacunose e/o ammalaciate con un primo strato di “Terra Calce tradizione della Weber & Bruotin", lo strato finale è stato tirato con apposite dime e rifinito a mano con Polifylla. Hanno subito una leggera patinatura con acqua di te, le parti colorate sono state integrate con colori per affresco diluiti in Primal in soluzione acquosa, i pavimenti delle pedate ormai semi distrutti da rifacimenti e lacune sono stati rialzati e per l’occasione sono stati riaperti e riattivati i condotti perimetrali di aerazione della muratura che corrono perimetralmente alle mura sotto il pavimento. Le dorature sono state integrate con oro zecchino doppio spessore a missione come nell’originale sovrapposto ad uno strato di bolo giallo e leggermente patinato con una mistura di gommalacca e caput morti.
I decori naturalistici e i putti di stucco sono stati riadesi ove necessario al supporto murario con iniezioni di calce Lafarge e carbonato di Calcio con Primal additivati con una percentuale di Sodio gluconato e Desogen. Le parti scoppiate intorno ai ferri ossidati sono state aperte completamente, i ferri bonificati e/o sostituiti con perni di acciaio inox, le parti aperte sono state riadese es integrate con Polifylla, le dita e la frutta mancante sono state rifatte previa imperniatura con acciao inox con Polifylla. Le parti nuove sono state patinate con acqua di te. La ripresa delle dorature, che hanno subito una pulitura con rimozione delle porporine e coloranti sovrapposti in altra epoca con appropriati tamponi di acetone, EDTA tetra e alcool, è stata operata con oro in foglia doppio spessore su una preparazione di bolo giallo è stata operata una leggera protezione con Paraloid al 10% leggermente caricato di terra d’ombra naturale. Altrettanto si è operato per la “Macchina dell’altare maggiore “
• Gli affreschi

• Tecnica di esecuzione

Secondo i dettami settecenteschi l’intonaco è grossolano e poco lisciato, sono visibili i segni dei ferri usati per il riporto del disegno dal cartone. All’esame non si sono rivelate le cesure delle giornate o perché il pittore è riuscito ad occultarle col frattazzo, stante come detto, la materia molto ruvida del tonachino, o perché realmente, come si usava all’epoca, il dipinto dopo un abbozzo veloce era rifinito a latte di calce e tempera.

• Stato di Conservazione

Gran parte dei decori, ovali e riquadri ad affresco se si escludono i distacchi vistosi e le imbozzature, erano in discrete condizioni di conservazione, considerando l’abbandono cui è stato sottoposto l’edificio e la completa mancanza di manutenzione, naturalmente vanno considerate le decoesioni degli intonaci, gli accumuli della patina di fumo e polvere oltre ai graffi ed abrasioni e piccole cadute di colore presenti. Vanno esclusi dalla considerazione generale due riquadri: il primo, immediatamente a destra della controfacciata che presentava cadute e distacchi estesi e sollevati del tonachino, ed il secondo, nella navata sinistra prima dell’altare maggiore. Ambedue erano interessati da un grave problema di dilavamento che ha disciolto e disperso il reticolo salino del tonachino, al punto che, specie per l’affresco al fianco sinistro dell’altare maggiore, gran parte della superficie era costituita da un deposito sabbioso (quanto restava dell’intonaco) che spolverava a qualunque anche leggerissimo contatto, a ciò va aggiunto un forte quanto generalizzato deposito di solfato di calcio presente con spessori disomogenei sulle superfici, anche questo deposito era di probabile origine meteorica in quanto disciolto dagli stucchi sovrastanti si è depositato in prosciugamento sulle sottostanti superfici.
Gli esami chimico-fisici eseguiti dal dott. Spampinato di Lucca hanno confermato le nostre ipotesi, che sono state ulteriormente confortate dal successivo sopralluogo del derettore dell’I.V.C. prof. Matteini. Qualunque azione tradizionale di consolidamento, bario o resine, avrebbe fissato anche le solfatazioni, qualunque azione di pulitura e rimozione dei solfati avrebbe compromesso in modo irreparabile le superfici cromatiche praticamente distruggendole. Bisognava consolidare le superficie sabbiosa senza interessare i solfati di calcio presenti e solo allora sarebbe stato possibile rimuoverli con successo.
Dopo studi prima su superfici sperimentali e successivamente con piccoli saggi sugli affreschi si è proceduto con una serie reiterata di applicazioni di acqua di calce preparata per noi dalla ditta Tecnores prima con spruzzino e successivamente a pennello, si è così ottenuto un processo di rimineralizzazione della superficie che si è arricchita del Calcio Carbonato al punto giusto, riformando un accettabile reticolo salino. Dopo la necessaria carbonatazione delle superfici sottoposte al trattamento con l’acqua di calce, si è proceduto alla rimozione del pesante strato di gesso che offuscava quasi completamente la superficie dei dipinti con l’applicazione routinaria di Amberlite a pennello in soluzione acquosa.
Sull’affresco all’ingresso che presentava anche distacchi del tonachino, sollevati ad ala di gabbiano, si è dovuto provvedere, prima di procedere ad ogni altro intervento, alla riadesione ed al consolidamento generale che è stato effettuato, previa ingarzatura dove possibile vista la vetrosità e piccolo spessore del tonachino sollevato, con iniezioni e microiniezioni di Calce lafarge e Primal con successive delicate stirature con rullino di gomma su carta riso. Le bolle e le decoesioni chiuse sono state sanate con iniezioni di una maltina composta di calce Lafarge, calcio carbonato, Primal, e in piccola percentuale gluconato di Sodio e desogen.
Sugli altri affreschi si è proceduto previa l’ingarzatura delle imbozzature e la successiva riduzione e riadesione dell’intonaco sollevato, alla pulizia delle superfici mediante spolveratura con pennello di Vaio e successivo lavaggio con acqua distillata e spugna di mare. Successivamente si sono applicati degli impacchi mirati di Ammonio carbonato seguiti dal lavaggio finale con acqua distillata additivata ad una piccola percentuale di ammonio carbonato .

• Interventi sui legni
• Opere mobili
I manufatti in legno di noce, sono stati rimossi dal muro spolverati e smontati nelle loro componenti principali, in quanto l’umidità li aveva completamente scompaginati . Sono stati disinfestati con Permetrina al 2% in solvesso e sigillati per due cicli in involti di plastica.
I componenti sono stati puliti con retina metallica fine e acetone e alcol in parti uguali .
Le parti sono state successivamente rimontate e si è provveduto a consolidare le zone fatiscenti con ripetute iniezioni e applicazioni a pennello di Paraloid al 5% , Le parti mancanti o assolutamente ammalorate sono state integrate con tasselli della stessa essenza che sono stati successivamente patinati con mordente di noce , i manufatti sono stati rifiniti con una mano di gomma lacca a tampone e la successiva satinatura a cera.

• Cantoria

La balaustra della cantoria previo puntellamento dal ponteggio sottostante, è stata parzialmente smontata perché dissestata , come è stato smontato l’assito in legno di pioppo, in parte per verificare ed eventualmente sostituire le travi fatiscenti o la cui testa aveva perso per corrosione o per attacchi di xilofagi la capacità di tenuta nel muro.
Il primo trave spalle all’ingresso, a destra spalle al muro ed il secondo trave sempre a destra sono stati sostituiti con altro trave antico della stessa essenza (quercia) murato dopo avere pretetto la testa con prodotto bituminoso, il terzo trave che presentava dei difetti al centro è stato bonificato con l’inserzione in fori calibrati di tre sbarre di Aramite adese con resina Epossidica opportunamente miscelata con silice granulare. Previo due cicli di disinfestazione con Permetrina al 2% , sono state rifatte alcune modanature mancanti o gravemente compromesse con lo stesso legno di pioppo, ricavato dalle tavole fatiscenti sostituite sull’impiantito, che è stato risistemato completamente e riadeso ai supporti. Sono stati sostituiti tutti i chiodi antichi che denunciavano forte corrosione con viti di accaio inox. La balaustra è stata rimontata rispettandone gli incastri originali e le staffe di tenuta sono state bonificate, rifacendone le parti mancanti in legno della stessa essenza.


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